
A “Ca’ Mea” ci sono parole che incontrano immagini, che a loro volta si modellano attraverso il corpo e le personalità delle loro eccentriche abitanti. Tre donne, con tre sedie che si smontano e si rimontano un po’ come la loro relazione, Agnese, Gaia e Alessandra si raccontano così: cercando con insistenza di stare in equilibrio su oggetti che le respingono in una casa che non è una casa. Le verticali, una grande sfera, un filo teso diventeranno le fondamenta per costruire Ca’ mea o forse ca’ tua o ca’ sua. Sicuramente un luogo in cui puoi trovare uno spazio anche tu.